Le terapie farmacologiche per acufeni (tinniti) prescritte normalmente non sono specifiche per questo disturbo; inoltre negli ultimi tempi sono stati parzialmente abbandonati per questo uso i farmaci generici quali antistaminici e anestetici.
La terapia farmacologica resta invece molto valida per combattere l’ansia e la depressione derivante dall’insorgere dell’acufene. La ricerca sta comunque lavorando soprattutto per quanto riguarda i derivati della cannabis.
Presso lo studio medico del Dr. Raponi Giorgio a Milano potrete ricevere tutte le indicazioni necessarie per alleviare questo fastidioso sintomo.
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Tra le terapie farmacologiche per acufeni normalmente utilizzate troviamo:
Il mascheratore ambientale è uno strumento molto efficace per il trattamento dell’acufene. Infatti il tinnito è particolarmente fastidioso quando non si percepisce più nessun altro rumore ambientale, ovvero quando nell’ambiente circostante c’è silenzio.
Ciò si verifica in particolare di notte mentre di cerca di addormentarsi: il rumore del tinnito viene automaticamente amplificato dal silenzio notturno passando al centro dell’attenzione.
Il mascheratore si basa sul principio di far retrocedere il rumore del tinnito a un suono di sottofondo, coprendolo con rumori naturali presi dall’ambiente e considerati piacevoli dal nostro cervello.
Mitigando così la percezione del rumore dovuto al tinnito, si riduce al contempo il fattore di stress personale calmando ulteriormente anche il rumore del tinnito.
Il mascheratore offre vari rumori naturali, dal rumore della pioggia al suono bianco, tra cui scegliere a seconda dei propri gusti.
Le terapie farmacologiche per acufene, che spesso si rivelano inefficaci, non sono l’unico trattamento possibile per questo disturbo: è fondamentale agire sul rilassamento del paziente, anche grazie al benefico effetto della musica.
Parecchi studi (Benenzon R. 1982, Manarolo G. 1998, Lehmann et Al. 2001) hanno infatti evidenziato il duplice effetto psicoterapeutico della musica a livello fisico e psichico: la musica evoca sensazioni e stati d’animo particolari, può far scattare meccanismi inconsci, aiutare a rafforzare l’Io e fungere da ponte tra conscio e inconscio.
Inoltre può permettere agli impulsi e ai complessi che generano conflitti e disturbi neuro-psichici di affiorare a livello cosciente, sbloccando repressioni e resistenze attraverso il processo catartico di tensione-liberazione.
La via nervosa coinvolta ha il suo fulcro nella corteccia limbica che è in relazione con la corteccia orbito-fronto-mesiale, i nuclei settali, l’amigdala, l’ipotalamo e alcuni nuclei del mesoncefalo e del ponte: le varie parti del sistema limbico sono poi connesse tra di loro.
Pertanto, alcuni esercizi di rilassamento utili per il trattamento degli acufeni sono associati all’ascolto di brani musicali dagli effetti distensivi, con poche varianti e dai toni molto uniformi.
Questi brani sono registrati su una base continua frequenziale che deve essere uguale alla frequenza dell’acufene del paziente.
La nota o il suono base fondamentale, analogo a quello dell’acufene, si mixa alla melodia in modo da creare un diversivo piacevole alla monotonia.
Si raccomanda, in ogni caso, di scegliere brani non legati a ricordi o situazioni particolari della vita di tutti i giorni (canzoni famose, opere, colonne sonore o pubblicità ecc.).
“La Sound Therapy dà un aiuto significativo al processo di abitudine, diminuendo l’impatto dell’acufene e l’attività neurale correlata con il sistema uditivo e dal sistema uditivo ai sistemi limbico e autonomo.
Conseguentemente la forza del tinnitus e le attività correlate diminuiscono rendendo l’habituation all’acufene più facile” (estratto da Rivista Medica di Psicoterapia vol. II 2008).
Il dispositivo Tinnisound per la Sound Therapy finalizzata al trattamento dell’acufene contiene varie tracce sonore che possono essere catalogate nei seguenti gruppi.
Prima di tutto dobbiamo chiarire che cosa è un frattale: per fare questo ci affidiamo alla descrizione fatta da Benoît Mandelbrot, matematico polacco che scoprì le figure frattali quasi per caso nel 1979. Egli le definì come figure geometriche non regolari e frammentate divisibili in più parti, il cui motivo si ripete costantemente nella struttura in scale sempre diverse; in pratica queste figure possiedono la qualità definita di auto-similiarità.
I suoni frattali hanno quindi la caratteristica di essere frammentati, semi-casuali, simili tra loro ma non uguali, per cui la melodia frattale può continuare all’infinito senza mai ripetere la stessa sequenza di note.
La teoria dei frattali dal momento della sua scoperta è stata utilizzata in numerosi studi e in svariati campi, tra i quali quello medico. Mandelbrot, durante la lezione magistrale tenutasi per il conferimento della laurea honoris causa in Medicina e Chirurgia concessagli nel 2007 dall’Università degli Studi di Bari, disse tra l’altro “la mia convinzione è che i frattali saranno presto impiegati nella comprensione dei processi neurali, la mente umana sarà la loro nuova frontiera”.
Aveva ragione: i suoni frattali, grazie alla caratteristica di essere sempre vari e mai prevedibili, proposti con ritmi costanti senza cambi improvvisi e molto vicini a quelli della frequenza cardiaca a riposo (circa 60/70 battiti al minuto), hanno dimostrato una grande efficacia nel trattamento degli acufeni agendo a livello limbico e decondizionando a livello inconscio il paziente.
Gli esperimenti clinici hanno dimostrato che è possibile mitigare sensibilmente la percezione dell’acufene già dopo una prima applicazione di 30 minuti, ma è comunque consigliabile effettuare questa parte di terapia per almeno due ore al giorno e durante la notte.
In ogni caso, dato che si tratta di una terapia personalizzata deve essere uno specialista, come il Dr. Raponi di Milano, a indicare tempi e modalità di utilizzo.
La terapia laser per il trattamento degli acufeni e delle vertigini da malattia di Ménière è stata oggetto di numerosi studi scientifici (Tauber et al. 2003, Siedentopf et al. 2007, Gungor et al. 2007, Cuda et al. 2008, Bussi et al. 2008).
L’approccio terapeutico tramite laser di biostimolazione ha dato risultati assolutamente incoraggianti nel trattamento degli acufeni, soprattutto in associazione a sedute preliminari di counseling (Cuda et al. 2008).
Il meccanismo d’azione del laser a bassa potenza è biofisiologico piuttosto che termico (Rochkind et al 1988): l’apporto di energia tramite il laser stimola i mitocondri delle cellule ciliate a secernere maggiore quantità di ATP, necessario alle cellule per mantenersi in salute.
Questo maggiore apporto energetico permette alle cellule malate o comunque sofferenti di recuperare la loro funzionalità e di fare in modo che il paziente avverta un marcato miglioramento del suo disturbo.
Un altro meccanismo utile è l’aumento del flusso ematico (Schaffer et al. 2000) conseguente all’inibizione neurale simpatica.
Tutti gli studi scientifici hanno escluso il verificarsi di effetti collaterali negativi.
Si tratta di un sostegno psicologico per attenuare il fastidio derivante dall’acufene.
Tale intervento viene eseguito da personale qualificato in tal senso, psicologo e/o psicotarapeuta, in funzione delle esigenze del caso. In alcuni casi si può arrivare fino all’ipnosi terapia.
La TRT è una terapia di riabilitazione dell’acufene i cui fondamenti risalgono al 1981/82 e sono stati elaborati dal professor Jastreboff.
La terapia si basa sul far abituare il soggetto alla presenza dell’acufene, la cui importanza viene ridotta mediante un incremento del campo sonoro ottenuto con un parziale mascheramento o, in presenza di ipoacusia, con un’amplificazione che ne mascheri parzialmente la presenza.
L’abitudine all’acufene viene raggiunta mediante un’azione di counseiling che comprende anche sedute di training autogeno e/o sedute di yoga.
Detto in parole povere, la TRT mira a fare in modo che qualsiasi cosa il soggetto faccia sia da lui considerata come di estremo interesse, tanto da concentrarsi completamente su di essa e quindi non sentire più l’acufene.