I disturbi dell’equilibrio che si presentano a seguito di un evento traumatico presentano problematiche valutative, sia a livello di diagnosi che per quanto riguarda le terapie di cura: infatti questo tipo di affezioni sono molto più difficili da affrontare e risolvere rispetto ad esempio a un deficit uditivo post-traumatico.
Quest’ultimo infatti è facilmente quantificabile a livello clinico, grazie a parametri audiometrici e a tabelle specifiche, in base alle quali il medico valuterà l’entità del danno.
Per quanto riguarda invece i danni derivati da disturbi dell’equilibrio secondari a un trauma, non si ha la stessa capacità di stima, in quanto non sempre è presente una chiara correlazione tra la sintomatologia vestibolare avvertita dal paziente e il riscontro fattuale di una lesione dell’apparato uditivo.
Nella concussione o soccussione labirintica, tra i vari tipi di deficit uditivo post-traumatico vi è invece la disfunzione transitoria vestibolo-cocleare senza substrato anatomo-patologico, che comporta instabilità e acufeni della durata di due o tre mesi, oltre che la sua evoluzione possibile in una VPP.
Nella perdita acuta della funzione cocleo-vestibolare la sintomatologia tipica è:
Nell’idrope endolinfatica post- traumatica infine il trauma determina l’ostruzione delle vie del circolo endolinfatico e non esiste correlazione epidemiologica tra pregresso trauma e malattia di Ménière.
Gli effetti maggiori ed immediati di un trauma cranico che interessi anche le strutture assiali vi sono segni di sofferenza generalizzata e focale neurologica, in cui i disturbi vertiginoso-posturali perdono di rilevanza.
Circa il 60% dei pazienti che hanno subito un trauma cranico lamenta una sindrome post-commotiva con una durata massima di 2 mesi.
I sintomi ricorrenti sono:
Oltre ai sintomi precedenti vi possono essere deficit motori o sensitivi, e possibilità di comparsa di crisi epilettiche.
Nei grandi traumatizzali cranici, in stato comatoso, l’uso della stimolazione termica dei labirinti può fornire informazioni sullo stato di sofferenza delle strutture del tronco encefalico.
Tra le tipologie di danni che possono causare un deficit uditivo post-traumatico rientrano in primis i traumi cranio-cervicali, che presentano lesioni complesse, con il coinvolgimento di diversi organi e apparati.
Il tipo di lesioni che compaiono a seguito di tali traumi comprendono:
Altri danni che portano al deficit uditivo post-traumatico sono le lesioni all’orecchio medio, in cui vi può essere una frattura a carico della regione delle finestre.
I sintomi più frequenti sono le vertigini, spesso atipiche per la modalità d’insorgenza, e fattori scatenanti associati a:
Nei casi di traumi dell’ orecchio medio si riscontra inoltre con frequenza la presenza di una fistola perilinfatica, che è particolarmente riscontrabile in caso di:
Il dolore cervicale è il sintomo più comune, ed è accompagnato da disturbi visivi, sintomi uditivi, e infine da disturbi vertiginoso posturali.
Circa l’80% dei colpi di frusta è seguito da vertigine, che insorge entro 24 ore nel 68% dei casi.
I pazienti che guariscono prima sono quelli che restano meno a riposo, che tengono meno il collare, che sono meglio predisposti e che hanno una minore aspettativa di rimborso.
Questo tipo di trauma è in sostanza una reazione psicologica grave a seguito di eventi traumatici di natura psicofisica, che causa a sua volta una reazione psicologica caratterizzata da ansia e/o depressione.
Esistono tre tipologie di sintomi: