Il deficit vestibolare acuto unilaterale consiste in un’improvvisa asimmetria del funzionamento vestibolare: l’input sensoriale informazionale di un emisistema vestibolare ai centri diminuisce repentinamente in modo più o meno marcato rispetto al controlaterale.
La sede della lesione può interessare il labirinto, il nervo (neurite vestibolare), il ganglio (ganglionite), uno o più nuclei vestibolari (neuronite), le loro interconnessioni, e/o le vie vestibolo-cerebellari. In tutti questi casi il deficit vestibolare acuto è frequentemente causato da una infezione e/o reinfezione virale, da una sofferenza vascolare acuta del labirinto, come nella S. di Lindsay-Hemenway, o da un trauma, come nella frattura della rocca petrosa.
Il deficit vestibolare acuto può associarsi ad ipoacusia e acufeni, ovvero presentarsi con il quadro clinico di una cocleovestibolopatia acuta improvvisa.
Nel deficit vestibolare acuto (descritto da Stenger e Frenzel nel 1965) si osservano gli stessi segni e sintomi che seguono ad una labirintectomia, articolati in 4 fasi: una fase irritativa
nella quale il paziente ha una semplice fugace sensazione vertiginosa ed il nistagmo batte verso il lato leso con normoreflettività alle prove strumentali; una fase della perdita funzionale improvvisa o paralisi del sistema
nella quale il paziente è sofferente poiché lamenta la tipica vertigine rotatoria con nistagmo spontaneo battente verso il lato sano, deviazione al Romberg ad occhi chiusi verso il lato leso, Unterberger con deviazione vestibolo-spinale verso il lato leso e presenta reazioni strumentali assenti o ridotte dal lato leso.
Segue poi la fase del compenso
centrale nella quale si assiste più o meno rapidamente ad una progressiva riduzione dei segni e dei sintomi, pur con la persistenza della ipo-areflessia monolaterale alle prove caloriche, mentre la risposta alle prove rotatorie tende a divenire bilanciata. Il nistagmo, in questa fase solitamente latente, può essere elicitato con manovre specifiche come l’Head Shaking Test, l’Head Impulsive Test (HIT) o con la stimolazione vibratoria mastoidea a 100 Hz. Le deviazioni vestibolo-spinali sono rilevabili soprattutto nello stepping. Infine si assiste alla fase del recupero
nella quale la funzione dal lato leso riprende parzialmente e le prove strumentali sono bilanciate.
Nelle fasi iniziali di questa sindrome i sintomi predominanti sono la nausea, il vomito, la vertigine acuta rotatoria in qualsiasi posizione della testa e del corpo, con un lieve sollievo solo nel decubito controlaterale alla lesione, l’oscillopsia dovuta al nistagmo spontaneo, e l’instabilità più o meno marcata con tipica lateropulsione nella stazione eretta e nella marcia verso il lato leso.
Il deficit vestibolare acuto viene considerato come una sindrome nella quale il compenso gioca un ruolo fondamentale. I tempi di recupero si possono considerare inversamente proporzionali all’efficacia e alla rapidità delle terapie finalizzate a favorire i meccanismi di compenso.
Il trattamento
si articola in una fase immediata di terapia medica sintomatica di controllo dei sintomi neurovegetativi con i classici farmaci antiemetici (Metoclopramide o Levosulpiride) e soprattutto con terapie favorenti il compenso ed il recupero neurochimico con farmaci quali l’Amantadina, il Piracetam e la Citicolina, se possibile somministrati per via e.v.
Ma il trattamento più importante è quello riabilitativo che è indispensabile iniziare il più precocemente possibile.
METODOLOGIE E TECNICHE RIABILITATIVE
La terapia riabilitativa si basa su una serie di esercizi che hanno lo scopo di accelerare e perfezionare il recupero di pazienti con lesioni vestibolari; tale fine viene raggiunto con l’utilizzo di tecniche ed esercizi che sfruttano la condizione di “abitudine, ritenuta il primo livello di quel processo di apprendimento e di adattamento che è il compenso vestibolare e quindi la base del trattamento terapeutico. L’abitudine vestibolare agisce sul meccanismo che consente la variazione della risposta vestibolare con la ripetizione di determinati movimenti. Con l’arrivo di nuovi impulsi il “centro” si abitua ad accettare quegli input che vanno a rimpiazzare quelli che, per patologia intervenuta, sono venuti a mancare.
Il primo protocollo
pubblicato è quello di Cawthorne e Cooksey
(1944), ripreso successivamente negli anni ’70 e ’80, in Francia da Portmann e Boussen, in Belgio da Norrè e in Inghilterra dalla Dix.
Si tratta di un protocollo “fisso” i cui esercizi sono suddivisi in esercizi da eseguire a letto (A), seduti (B), in piedi (C) e in movimento (D). Gli esercizi (B), (C) e (D) sono da eseguire durante sedute terapeutiche di gruppo.
A letto:
1. Movimenti degli occhi prima lenti poi rapidi
a) su e giù
b) da un lato all’altro
c) fissazione di un dito che si muove, da circa 30 cm a 1 metro allontanandosi dal viso.
2. Movimenti della testa prima lenti poi più rapidi, dapprima ad occhi aperti, in seguito ad occhi chiusi:
a) flesso-estensione
b) rotazione dx e sin.
Seduti:
1. e 2. come sopra
3. movimenti delle spalle
4. piegarsi in avanti e raccogliere oggetti da terra.
In piedi:
1. come Al, A2, B3
2 passare dalla posizione seduta a quella eretta prima con gli occhi aperti, poi con gli occhi chiusi
3 passare una pallina da una mano all’altra sopra il livello degli occhi
4 passare una pallina da una mano all’altra dietro le ginocchia
5 passare dalla posizione seduta a quella eretta ruotando contemporaneamente il corpo.
In movimento:
1 in cerchio attorno ad una persona posta al centro che passa una palla e alla quale la palla va restituita
2 camminare avanti e indietro prima ad occhi aperti poi ad occhi chiusi
3 salire e scendere da un piano inclinato prima ad occhi aperti poi ad occhi chiusi
4 salire e scendere da gradini prima ad occhi aperti poi ad occhi chiusi
5 giochi che comportano spostamenti bruschi, rapidi, arresti ecc. (es. pallacanestro).
TRATTAMENTO RIABILITATIVO DI STRUPP
I pazienti vengono istruiti ad alzarsi alle 7.00, a camminare fino al bagno (i primi giorni con l’aiuto di un’infermiera), a camminare nella stanza e in reparto e dal terzo giorno del giardino dell’Ospedale, a guardare la TV e a leggere libri o giornali. I pazienti vengono inoltre sottoposti a intensa fisioterapia (circa 30 minuti 3 volte al giorno) comprendente esercizi di Cawthorne-Cooksey e Norré. Successivamente i pazienti vengono istruiti ad eseguire un programma di esercizi domiciliari 3 volte al giorno per altre 3 settimane con l’ausilio di 3 video, ciascuno della durata di circa 10 minuti. I pazienti sono incoraggiati ad eseguire soprattutto quei movimenti che provocano o aumentano i loro sintomi.
Gli esercizi sono specifici per i 3 diversi sottosistemi: visivo, vestibolare e somatosensoriale.
’. I sistemi visivo, oculomotorio e otticocinetico vengono allenati con movimenti di smooth- pursuit, saccadici e otticocinetici.
Per generare i movimenti di pursuit il paziente viene fatto sedere davanti a uno schermo e gli è richiesto di seguire un punto laser che si muove casualmente orizzontalmente (+/- 40°), verticalmente (+/- 20°) e diagonalmente (+/- 40°) a velocità da 10 a 70°/sec. Per generare il nistagmo otticocinetico il paziente osserva larghe strisce che si muovono orizzontalmente e verticalmente davanti a lui a velocità da 10 a 70°/sec. Tale esercizio ha lo scopo di ottenere nel paziente acuto la riduzione del nistagmo spontaneo utilizzando un nistagmo otticocinetico (NOC) di direzione opposta al nistagmo spontaneo; esso facilita i meccanismi di transfer NOC / VOR (vestibular ocular reflex) e i meccanismi di velocity Storage. Per generare i saccadi il paziente osserva un grosso punto che salta casualmente sullo schermo in direzione orizzontale, verticale e diagonale con diverse ampiezze. Inoltre il paziente viene provvisto di una palla che deve passare da una mano all’altra seguendola con gli occhi. Questi esercizi devono essere eseguiti 3 volte al giorno in ordine casuale e la loro durata viene aumentata gradualmente da 1 a 5 minuti.
2. Il sistema vestibolare viene stimolato con movimenti ripetitivi di rotazione e inclinazione della testa e del corpo. Il paziente viene istruito a muovere la testa a diverse velocità e frequenze mentre fissa un grosso punto. La frequenza e l’ampiezza dei movimenti della testa vengono indicate da istruzioni sullo schermo in combinazione con un metronomo.
3. I sistemi somatosensoriali. Stazione eretta: il paziente deve stare in piedi con gli occhi aperti o chiusi e i piedi distanziati, ravvicinati o uno davanti all’altro (in tandem). In queste diverse condizioni deve muovere il tronco in direzione antero-posteriore e mediolaterale. Deve poi stare in piedi con la testa voltata a destra e a sinistra, così come in flessione ed estensione, mentre esegue gli stessi movimenti anteroposteriormente e lateralmente. Un fisioterapista supervisiona tutti i movimenti. Dal terzo giorno in avanti il paziente deve eseguire gli esercizi su un materassino di gommapiuma. Più tardi, sempre sotto la supervisione di un fisioterapista, deve saltare su un trampolino. Cammino e corsa: il paziente viene istruito a camminare con occhi aperti o chiusi avanti, indietro e lateralmente lungo una linea; più tardi deve eseguire gli stessi esercizi su un materassino di gommapiuma e su rampe. A partire dal 4°- 6° giorno il paziente viene istruito a camminare su superfici irregolari e a cominciare a fare jogging. Riflesso cer- vico-oculare: il paziente viene fatto sedere su una sedia rotatoria mentre fissa un bersaglio davanti a lui. Viene quindi istruito a muovere il tronco tenendo costante la posizione della testa.
PROTOCOLLO HERDMAN
Gli esercizi possono essere eseguiti in ogni ambiente, non richiedono alcuna attrezzatura e devono essere ripetuti più volte nella giornata (da 3 a 5 volte), dedicando pochi minuti per ogni seduta. Si inizia dall’esercizio più semplice passando all’esercizio successivo fino a quando non si raggiungono chiare difficoltà. Gli esercizi eseguiti con facilità andranno via via abbandonati per affrontare solamente quelli più impegnativi.
Il paziente deve scegliere una mira e continuare a fissarla mentre esegue una rotazione del capo sul piano orizzontale (movimenti destra-sinistra e viceversa) o sul piano verticale (movimenti di flessione ed estensione). L’angolo e la velocità di rotazione del capo costituiscono l’aspetto fondamentale del trattamento riabilitativo: l’angolo deve essere di piccola ampiezza (30° a destra e 30° a sinistra, 20° verso l’alto e 20° verso il basso) per consentire la fissazione della mira; la velocità deve essere via via crescente in modo che il paziente lavori alla velocità massima in cui l’immagine resta ferma e nitida.
Ogni esercizio deve essere eseguito inizialmente per 30 secondi, in seguito per un minuto. Fra un esercizio e l’altro è necessario rispettare un intervallo di riposo di almeno 1 minuto.
Sequenza degli esercizi:
1 Posizione seduta.
Ruotare il capo a velocità progressivamente crescente, sul piano orizzontale fissando una mira per 30 secondi.
2 Posizione seduta.
Ruotare il capo a velocità progressivamente crescente, sul piano orizzontale e verticale fissando una mira per 30 secondi.
3 Posizione in piedi, a piedi ravvicinati e braccia lungo i fianchi.
Ruotare il capo a velocità progressivamente crescente, sul piano orizzontale e verticale fissando una mira per circa 60 secondi.
4 Posizione in piedi, a piedi uniti e braccia lungo i fianchi.
Ruotare il capo a velocità progressivamente crescente, sul piano orizzontale e verticale fissando una mira per circa 60 secondi.
5 Posizione in piedi, a piedi uniti e braccia incrociate sulle spalle.
Ruotare il capo a velocità progressivamente crescente, sul piano orizzontale e verticale fissando una mira per circa 60 secondi.
6 Posizione in piedi, piedi in tandem (punta-tallone) e braccia allargate.
Ruotare il capo a velocità progressivamente crescente, sul piano orizzontale e verticale fissando una mira per circa 60 secondi.
7 Posizione in piedi, piedi in tandem e braccia lungo i fianchi.
Ruotare il capo a velocità progressivamente crescente, sul piano orizzontale e verticale fissando una mira per circa 60 secondi.
8 Posizione in piedi, piedi in tandem e braccia incrociate sulle spalle.
Ruotare il capo a velocità progressivamente crescente, sul piano orizzontale e verticale fissando una mira per circa 60 secondi.
RIABILITAZIONE MEDIANTE STIMOLAZIONE OTTICOCINETICA
La stimolazione otticocinetica sollecita i meccanismi di velocity Storage e soprattutto il transfer tra il NOC e il VOR. Con il soggetto in posizione seduta gli effetti riabilitativi sono prevalentemente di tipo oculomotorio con riduzione del nistagmo spontaneo, mentre con il soggetto in stazione eretta si hanno anche effetti riabilitativi sul piano posturale.
RIABILITAZIONE MEDIANTE MOVIMENTI SACCADICI
Monzani et al. hanno esplorato la possibilità che i movimenti oculari saccadici possano compensare o correggere l’asimmetria dei riflessi vestibolo-spinali e indurre il sistema posturale ad un più efficiente controllo dell’equilibrio statico nei pazienti affetti da disfunzione vestibolare. Sono stati pertanto presi in esame 3 gruppi di soggetti: pazienti affetti da deficit labirintico monolaterale, pazienti affetti da disfunzione vestibolare centrale e soggetti sani. Tutti sono stati sottoposti a posturografia statica computerizzata in 3 diverse condizioni visive: a) ad occhi aperti con fissazione di una mira ferma, b) ad occhi chiusi, c) durante l’esecuzione di movimenti saccadici guidati da una mira luminosa in movimento. I pazienti con deficit vestibolare periferico hanno presentato una riduzione statisticamente significativa delle oscillazioni del corpo durante l’esecuzione di tale compito visuo-oculomotorio, rispetto ai soggetti degli altri 2 gruppi. Successivamente i pazienti con disfunzione vestibolare sia periferica che centrale, per i quali si era potuto evidenziare un effetto posturale stabilizzante dell’attività visuo-oculomotoria, sono stati sottoposti a 12 sedute consecutive di riabilitazione basata sull’esecuzione di ripetuti movimenti saccadici in risposta a bersagli mobili. Al termine del ciclo riabilitativo, sia la qualità dei movimenti saccadici che il controllo posturale hanno dimostrato significativi incrementi, soprattutto nel gruppo dei labirintopatici rispetto ai pazienti affetti da disfunzione vestibolare centrale. Tale risultato è stato inoltre accompagnato da una significativa riduzione soggettiva dell’impatto della vertigine sulla qualità della vita.
TRATTAMENTO RIABILITATIVO CON IL METODO MCS (CESARANI-ALPINI)
Il trattamento più importante ed efficace secondo la nostra esperienza, da eseguirsi il più rapidamente possibile, è basato sul metodo MCS e deve raggiungere sei obbiettivi fondamentali:
• ridurre il deficit antigravitario dal lato malato
• ridurre l’oscillopsia del nistagmo
• ridurre l’inibizione internucleare (che è il primo meccanismo automatico di recupero ma è controproducente poiché può portare ad una riduzione bilaterale della risposta vestibolare)
• attivare i meccanismi di sostituzione sensoriale
• riattivare la coordinazione
• risolvere il disorientamento spaziale.
Il primo atto del terapeuta secondo il metodo MCS
è applicare al paziente l’elettrostimolazione vestibolare nucale omolateralmente alla direzione della fase rapida del nistag mo spontaneo e, pertanto, controlateralmente al lato delle deviazioni segmentario-toniche. Gli elettrodi vengono posizionati sui muscoli paravertebrali nucali del lato sano e sul trapezio superiore del lato malato.
Con l’elettrostimolazione si può determinare la facilitazione di una via vestibolo-spinale e la contemporanea inibizione di quella controlaterale; più precisamente viene facilitata la via vestibolo-spinale controlaterale al lato della stimolazione paravertebrale.
In pratica se vogliamo stimolare la muscolatura estensoria destra, dovremo applicare gli elettrodi sui paravertebrali nucali di sinistra e sul trapezio di destra.
Grazie al minimo ingombro dell’apparecchiatura si può utilizzare l’elettrostimolazione durante gli esercizi riabilitativi potenziando così il recupero funzionale del paziente. Viene eseguita una stimolazione quotidiana di 45 min per 10 giorni e possibilmente con il paziente deambulante; nelle prime fasi del deficit vestibolare acuto, il paziente almeno per 15 min rimane a letto mentre è sotto l’effetto dell’elettrostimolatore, sdraiato sul lato sano e deve sforzarsi di tenere gli occhi aperti fissando una mira visiva posta sul lato malato.
In questa fase sono di grande aiuto i prismi a bassa gradazione (3°-5°), poiché aiutano a ridurre l’oscillopsia, stabilizzando il campo visivo nei nistagmi spontanei di 2° e 3° grado e anche perchè modificano il tono dei muscoli estensori degli arti inferiori, modificando quello dei muscoli oculomotori; è la “legge dei canali” di Gagey, secondo la quale un prisma che devia il raggio luminoso in direzione opposta a quella dell’azione preferenziale di un dato muscolo oculomotore, ha lo stesso effetto sul tono dei muscoli estensori degli arti inferiori, della stimolazione del canale semicircolare che controlla quello stesso muscolo oculomotore. I prismi vengono posizionati con la base opposta al lato leso e deviando i raggi luminosi sulla retina provocano, per il riflesso della fusione, lo spostamento in senso opposto dell’asse oculare e quindi verso il lato leso, attivando così la muscolatura estensoria degli arti inferiori omolaterale.
Il paziente acuto dopo la prima fase allettata deve cercare di riacquistare la stazione eretta e con l’aiuto del terapeuta deve sforzarsi di camminare sempre con gli elettrostimolatori, indossando i prismi e fissando una mira visiva. Anche il cambio di direzione per tornare indietro durante la deambulazione nei corridoi del reparto di degenza non può essere casuale, ma deve avvenire nello stesso senso del labirinto sano (orario se il lato sano è il destro, antiorario se il lato sano è il sinistro). A partire dal secondo giorno vengono poi insegnati dei semplici esercizi al paziente da eseguirsi a letto due volte al giorno, per 30 minuti ciascuna, sempre con elettrostimolatori e prismi; la progressione degli esercizi, alcuni liberi, altri assistiti, parte sempre da quelli meccanici per giungere via via a quelli sinergetici.
La fase successiva del trattamento MCS, consistente nella riorganizzazione neuromotoria del paziente, è pianificata su tre livelli:
meccanico: consiste nel rinforzo dei muscoli antigravitari, e mobilizzazione delle cerniere vertebrali a livello cervico-dorsale, lombo-sacrale e delle articolazioni delle caviglie per migliorare i riflessi;
cibernetico: in cui vi è integrazione tra le prestazioni oculomotorie e spinali; si correggono le sinergie posturali e gli aggiustamenti posturali anticipatori; il paziente interagisce con l’ambiente;
sinergetico: in cui vi è l’integrazione delle prestazioni cognitive con quelle motorie; il paziente impara dall’ambiente a ridurre l’incoordinazione e il disorientamento, attraverso nuove strategie di movimento e di corretto orientamento.
Fase Meccanica - riflessi
IN POSIZIONE SUPINA
• Rilassamento e controllo della respirazione
• Muovere gli occhi nelle varie direzioni
• Muovere la testa nelle varie direzioni prima lentamente poi più rapidamente
PASSARE DA SUPINO A SEDUTO e poi SUPINO
• fissare un punto, ritornare supino ma con il capo ruotato a destra (fissando un punto)
• ritornare seduto, poi ancora supino con il capo ruotato a sinistra (fissando un punto)
• ritornare seduto, poi ancora supino ma fissando il soffitto
IN POSIZIONE SEDUTA
• Rilassamento e controllo della respirazione
• muovere il capo in rotazione, flesso-estensione, lateroflessione, prima senza fissare alcuna mira, poi fissando delle mire secondo il comando del terapista
• mobilizzazione dei cingoli scapolari
• alzarsi e sedersi ripetutamente dapprima senza fissare alcuna mira, poi fissando la mira indicata dal terapista
Fase Cibernetica - funzione oculomotoria e spinale
IN POSIZIONE SUPINA
• rilassamento e controllo della respirazione
PASSARE DA SUPINO A SEDUTO
• fissare un punto, ritornare supino ma con il capo ruotato a destra (fissando un punte
• ritornare seduto, poi ancora supino con il capo ruotato a sinistra (fissando un punte
• ritornare seduto, poi ancora supino ma fissando il soffitto
IN POSIZIONE SEDUTA
• rilassamento e controllo della respirazione
• piegarsi e portare il naso sul ginocchio destro, poi sul sinistro
• piegarsi a raccogliere un oggetto e sollevarlo sopra la testa mantenendone la fissazic ne
• fissare il proprio indice, avvicinandolo e allontanandolo ripetutamente ma mantener dolo sempre a fuoco. Poi seguirlo mentre lo si muove lentamente continuamente ca destra a sinistra
IN PIEDI
• rilassamento e respirazione
• mantenere l’equilibrio davanti allo specchio modificando la base di appoggio. Prim. fissarsi nello specchio, poi eseguire gli stessi esercizi ruotando la testa e fletto-ester dendo la testa ripetutamente, infine ruotare e flesso-estendere il capo ripetutamente fissando una mira posta sullo specchio
• con il bastone ruotare il tronco a destra e a sinistra, prima senza fissare alcuna mini poi fissando delle mire secondo il comando del terapista, quindi ruotare solo il tr * co mantenendo la testa ferma e fissando una mira
CAMMINO
• camminare tranquillamente curando la respirazione
• camminare avanti e indietro (ruotando al termine), prima normalmente, poi sulle pur.: : poi sui talloni. Iniziare con gli occhi aperti, poi con gli occhi chiusi
• con il bastone camminare ruotando il tronco a destra e a sinistra, prima senza fissa re alcuna mira, poi fissando delle mire secondo il comando del terapista, quindi rufl tare solo il tronco mantenendo la testa ferma e fissando una mira
• rilassamento e respirazione
Fase Sinergetica - comportamento
IN POSIZIONE SUPINA
• rilassamento e controllo della respirazione
PASSARE DA SUPINO A SEDUTO
• ruotare il tronco a destra e a sinistra fissando delle mire secondo il comando del terapista, quindi ruotare solo il tronco mantenendo la testa ferma e fissando una mira
• leggere un libro, avvicinandolo e allontanandolo ripetutamente ma mantenendolo sempre a fuoco. Poi seguirlo mentre lo si muove lentamente continuamente da destra a sinistra
• alzarsi e sedersi ripetutamente continuando a leggere un libro
IN PIEDI
• rilassamento e respirazione
• equilibrio davanti allo specchio fissando una delle mire poste sullo specchio, secondo i comandi del terapista
CAMMINO
• cammino sul posto controllando la posizione e la coordinazione nello specchio, prima sul pavimento, poi su materassino di gommapiuma. Successivamente camminare sul materassino di gommapiuma con gli occhi chiusi
• cammino sul posto accentuando le sincinesie, prima con occhi aperti, poi con occhi chiusi, prima sul pavimento poi sul materassino di gommapiuma
• camminare avanti e indietro (ruotando al termine), prima normalmente, poi sulle punte, poi sui talloni ruotando il capo a destra e sinistra, quindi ruotando il capo ma mantenendo la fissazione di una mira posta davanti a sé, infine ruotando il capo a guardare delle mire secondo i comandi del terapista
• camminare avanti e indietro leggendo un libro
• rilassamento e respirazione.
A partire dalla fase cibernetica e nella successiva sinergetica è utile integrare gli esercizi neuromotori sovraesposti, con altri assistiti da semplici, ma utili apparecchiature come Daedalus o pedana oscillante con labirinto nella quale il paziente deve indirizzare una pallina al centro di una tavola oscillante attraverso i percorsi di un labirinto su di essa disegnato; lo Skitter che simula il movimento corporeo dello sciatore e il Rettiks che consiste in un tappeto di un particolare tipo di gommapiuma che simula la deambulazione in neve fresca.
Grazie a questi strumenti il paziente riesce a potenziare maggiormente l’aspetto cibernetico ovvero di integrazione funzionale oculomotoria e spinale e l’aspetto sinergetico decisionale sulle strategie neuromotorie più idonee per lo svolgimento dei compiti motori che gli vengono richiesti
RISULTATI APPLICATIVI DEL METODO MCS
Allo scopo di verificare l’efficacia del metodo MCS, abbiamo svolto uno studio su 30 pazienti (19 di sesso femminile e 11 di sesso maschile con età media di 52.3 anni) affetti da patologie vestibolari acute, pervenuti alla nostra osservazione e ricoverati presso le nostre strutture. Il gruppo di studio era così composto: 12 neuriti vestibolari, 9 deficit vestibolari acuti con interessamento labirintico, 6 cocleovestibolopatie acute e 3 neuroniti vestibolari.
Abbiamo utilizzato alcuni parametri: T0, il momento del ricovero; Tl, il tempo in ore trascorso dal ricovero all’inizio della applicazione dell’elettrostimolatore e dei prismi; T2, il tempo in ore trascorso dal momento del ricovero al momento della scomparsa del nistagmo di secondo grado; T3, il tempo trascorso dal momento del ricovero al momento della scomparsa totale del nistagmo, con recupero della stazione eretta e della deambulazione autonoma.
Abbiamo così ottenuto i seguenti risultati (Fig. 1):